Public Speaking
Innanzitutto è necessario chiarire un concetto fondamentale: nessuno è riuscito o riuscirà mai a liberarsi della paura del palcoscenico, di misurarsi con la folla e di parlare davanti ad una platea in attesa. Chi sostiene il contrario mente. Questa affermazione è e resta alla base di qualunque programma di Public Speaking che si rispetti perché non è possibile immaginare di non emozionarsi prima di una performance, tanto più se si tratta di un one man/woman show.
Ascoltare il proprio corpo, i battiti cardiaci in aumento e il respiro che si fa più frequente è fondamentale per assecondare le proprie emozioni, viverle e trasmetterle al pubblico in sala. Non provare nessuna sensazione, essere freddi e distaccati non farà altro che restituirvi una platea disattenta e vogliosa di fare altro.
La paura del palcoscenico, comunque, caratteriale o indotta che sia, rappresenta un ostacolo che un oratore deve necessariamente superare se vuole avere un impatto vincente. Per farlo bisogno impegnarsi, allenarsi, fare molta esperienza ed esercizio in modo da trasformare l’angoscia di dover parlare in irrefrenabile bisogno.
Credere fortemente in quello che si dice, infatti, unito alla consapevolezza di dirlo in modo appropriato rappresenta un must assoluto per l’oratore di successo.
Si è detto che essere sicuri di ciò che si dice rappresenta la base fondamentale su cui si fonda la riuscita o meno di una orazione.
Tradotto, sarà necessario accaparrarsi il maggior numero di “sì” da parte della platea nelle fasi iniziali del discorso in modo da far entrare il pubblico in una zona di comfort e predisporlo ad un ascolto attento. Per raggiungere questo risultato è fondamentale trovare un preliminare punto di incontro con chi sta ascoltando, un terreno comune e delle convinzioni generali da cui partire.
Persuadere o dissuadere nelle fasi preliminari può essere un’arma a doppio taglio in grado di gettare nello sconforto un oratore che non riceve i giusti feedback. Inutile dire che la performance risulterebbe assai pregiudicata.
Ecco perché è necessario avere chiaro il fine del proprio dire, essere chiari, scorrevoli e precisi e non farsi prendere dal panico. Avere paura, infatti, è il modo che il nostro corpo e la nostra psiche utilizza per essere concentrati.
Mai, quindi, imparare un discorso a memoria poiché, pensando di vincere la paura e eludere la possibilità di bloccarsi, si rischia un vero e proprio disastro. Innanzitutto, la paura potrebbe far dimenticare tutto il discorso in un attimo, con il rischio di tremendi buchi di memoria, in secondo luogo, anche se tutto andasse per il meglio, il relatore potrebbe risultare, freddo, macchinoso e distaccato. Inoltre, e non è un aspetto da sottovalutare, imparare un discorso a memoria costringe lo speaker a non tener conto o evitare che l’uditorio possa intervenire, fare domande, essere coinvolto con l’ovvia conseguenza che il pubblico si possa sentire avulso dal contesto.
Per questo motivo, è fondamentale avere in testa dei concetti chiave ed esercitarsi per riuscire a saperli esporre in modi diversi ma sempre in linea con quello che è l’obiettivo finale. Per riuscire a convincere, infatti, non si deve apertamente mirare a tale obiettivo. Saranno il modo di esporre, la qualità del detto e il coinvolgimento del pubblico a creare la magia.
Come si fa a coinvolgere il pubblico, quindi?
Innanzitutto è bene tenere a mente che l’atteggiamento e lo stato d’animo dell’oratore influenzerà fin dalle prime battute l’uditorio. L’aggressività porterà ad una risposta aggressiva, la passività al distacco, l’arroganza e la supponenza alla diffidenza. Ecco perché è necessario essere fin da subito frizzanti e amichevoli, brillanti e coinvolgenti. La componente ludica è assolutamente necessaria per attrarre le masse e, volendo scomodare i latini, la massima “panem et circenses” fa al caso nostro. Una orazione pubblica priva di uno sbocco intrattenitivo assomiglierà molto ad una lezione universitaria, tecnica e poco incline ad essere utilizzata a fini persuasivi.
Per essere coinvolgenti ed efficaci, dunque, è necessario seguire queste regole di base ma è anche fondamentale, come si è detto in precedenza, avere ben chiaro quello che si deve dire. A tal proposito è consigliabile costruirsi una scaletta all’interno della quale snocciolare i vari argomenti senza creare un evidente distacco tra essi. Esempio classico è quello del comico in teatro che nella stragrande maggioranza dei casi, evita momenti di silenzio e unisce i propri sketch in modo da creare un discorso fluido e privo di distraenti pause. Lo stesso vale per l’oratore che deve avere ben chiari i punti da toccare e come porli in sequenza, in modo da creare un discorso unico prevedendo, tra l’altro, momenti di coinvolgimento pieno del pubblico che potrà essere chiamato ad intervenire.
All’interno di una performance di public speaking si farà spesso ausilio di esempi, metafore e storie di vita. Fondamentale sarà far riferimento soprattutto al proprio background. Raccontare il proprio passato, le proprie esperienze professionali e private aiuterà, e molto, a creare sinergia con il pubblico.
Sentirsi vicini a chi parla, scoprire di avere un vissuto simile, ricordare di aver provato le stesse cose che l’oratore sta evocando come proprie passate emozioni innescherà un meccanismo assai potente di persuasione per immedesimazione.
Il valore delle parole, comunque, non è l’unica arma a disposizione dello speaker che, sovente potrà utilizzare supporti audio/video.
Il motivo è presto spiegato: l’attenzione generata da uno stimolo visivo è 30 volte superiore di quella generata da uno stimolo acustico. Il che significa che se vogliamo tenere alta la tensione positiva nell’uditorio sarà bene intervallare momenti di puro discorso a spiegazioni supportate da grafici, immagini e shock visivi.
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