Carisma e Leadership
Nell’era della produttività, in un momento storico in cui il fatturato rappresenta l’unico e solo obiettivo aziendale, è molto semplice compiere l’errore di tralasciare quelli che sono i metodi e gli schemi per raggiungerlo.
In questa sede, però, non si parlerà di modelli da seguire, interpretare ed incollare sulla propria realtà imprenditoriale per avere successo, bensì della figura che più di tutte può far funzionare un ingranaggio oppure farlo irrimediabilmente arrugginire:il leader.
La storia della sociologia ha dibattuto e dibatte tuttora su quelle che devono essere le caratteristiche di un buon leader e di come questi deve interfacciarsi con il gruppo o i gruppi di lavoro da dirigere.
Innanzitutto c’è da fare una distinzione fondamentale e cara alla disciplina sociologica tra il leader imposto e il leader carismatico.
Il primo è il capo dell’azienda, spesso ne è il fondatore e quello che ha dato il via al processo di espansione della struttura. E’ una figura assolutamente imposta, tendenzialmente plenipotenziaria e, in linea di massima, piuttosto distante dalla forza lavoro, sia come status che come pensiero.
La seconda figura ricopre il ruolo di collante, unificatore.
Strutturato gerarchicamente, ha le competenze per capire le esigenze della forza lavoro, ascoltare, decidere e creare quell’armonia necessaria perché le possibili imposizioni che giungono dall’alto non siano viste come tali o, nel caso in cui effettivamente lo fossero, mitigarle per evitare malcontento. Insomma, la persona che ha ciò che Goleman definisce “Intelligenza Emotiva”.
Un ruolo assolutamente vitale per la sussistenza stessa di un’azienda che punti a durare nel tempo.
Troppo spesso si pone poco l’accento sull’impatto della leadership all’interno del proprio assetto aziendale. Gestire il personale,relazionarsi con i dirigenti,motivare i membri dello staff e avere a che fare con i piccoli problemi di ogni giorno sono elementi che vanno tenuti seriamente in considerazione per raggiungere degli obiettivi rilevanti e portare l’intera azienda verso il successo. Messa così sembra tutto piuttosto logico, elementare, evidente. Eppure sovente capita che all’interno di aziende di primissimo piano non si ragioni abbastanza sulle caratteristiche umane e organizzative che un caposettore, un caporeparto o addirittura un A.D. o un CEO debbano possedere prim’ancora o quantomeno insieme alle qualità tecniche e performative.
Non è cosa nuova che veri e propri colossi siano arrivati al limite del tracollo e siano stati riportati allo splendore grazie alle qualità carismatiche di un nuovo leader. Troppo spesso i dirigenti aziendali, fossilizzati come si è detto in precedenza, a puntare tutto sul profitto, non avvertono e non comprendono la reale dimensione del proprio ruolo.
Le loro competenze ma soprattutto le loro responsabilità nei confronti delle forze lavoro.
Va da sé, dunque, che all’interno delle riunioni aziendali debba essere nuovamente dato spazio alla pianificazione riguardante la gestione e lo sviluppo delle forze lavoro attraverso una o più figure carismatiche che sappiano intercettarne le necessità e migliorare l’ambiente lavorativo. Non è, infatti, un mistero che la qualità di produzionedipendaanche dalla felicità dei dipendenti e questo sentimento passa senz’altro dalle capacità mediatrici di un leader.Tale figura, come abbiamo detto, deve avere grandi capacità imprenditoriali ma soprattutto importanti doti umane.
Ecco perché, tornando alla sociologia, il leader carismaticodovrebbe essere “eletto” dalle stesse forze lavoro. Ossia dovrebbe essere qualcuno che riesca naturalmente ad emergere dal gruppo, diventarne il capo psicologico, esserne l’opinion leader.
Fare in modo che i dirigenti, i capi di ogni sezione aziendale capiscano quanto le loro azioni o parole siano in grado di influenzare i propri sottoposti e quanto contribuiscano al successo o alla distruzione di un’azienda è fondamentale. E’ idea comune, infatti che il leader sia una figura alla stregua di un team manager o di un caposettore. Niente di più errato.
Un leader deve essere in grado di organizzare il gruppo, motivarlo, incoraggiarlo, risolverne gli eventuali dissidi interni. Dovrà creare appartenenza, responsabilità, fissare un obiettivo e far focalizzare tutti su di esso. Una volta raggiunta questa consapevolezza, è possibile mettere in atto un programma pensato su misura per le esigenze aziendali.
Ma è possibile, da un concetto così astratto, creare progetto tecnico e commisurato proprio a quelle che sono le specificità che un ambiente lavorativo propone?
La risposta è certamente “sì”.
Per far ciò il leader deve attraversare dei passaggi importanti. Innanzitutto è necessario fornire un obiettivo comune e condiviso da tutto il gruppo, evidenziando i vantaggi che può offrire la conclusione ottimale di un progetto, non solo per la società, ma anche per il singolo collaboratore. Deve inoltre creare un clima di lavoro sereno basato sul rispetto e su relazioni interpersonali efficaci, stimolando le risorse a lavorare al massimo e facendo sentire ogni collaboratore indispensabile per l’azienda. Deve infine dimostrarsi professionale e degno di fiducia.
È il leader, il problem solver all’interno del gruppo, il punto di riferimento a cui tutti possono rivolgersi per avere un consiglio e un parere.
Allo stesso modo deve mostrarsi aperto alle iniziative e ai suggerimenti dei propri collaboratori, sviluppando una strategia comunicativavolta non solo al “parlare” ma anche all’”ascoltare”.
Soltanto riuscendo a trovare una piena armonia tra queste caratteristiche, unendo quindi le competenze tecniche alle competenzerelazionali,un capo potrà essere considerato un vero leader.
Sono questi i passaggi attraverso i quali un’azienda, o la tua azienda, potrà costruire un futuro veramente radioso.
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